Egli si incontra prima con l'Arcivescovo Pirro, che tesse l'elogio di Francesco, per i frutti di bene che egli con i suoi sta operando, soprattutto a livello di riconciliazioni e di pace tra la gente. Poi si reca a Paola, e, incontrando Francesco, lo rimprovera per il suo stile di vita, impossibile, a suo giudizio, per essere osservato da tutte le persone che volevano seguirlo.
Francesco, per dimostrare la possibilità di quanto proponeva, prende del fuoco tra le mani e dice pressappoco così: A chi ama Dio, tutto è possibile. Il monsignore si inginocchia nell'atto di baciargli la mano. S. Francesco lo alza rivelandogli il numero di anni del suo sacerdozio. Il monsignore rimane affascinato dall'eremita, a tal punto che, ritornando a Roma, chiede la dispensa al Papa per aggregarsi al movimento.
L'arcivescovo Pirro nel 1470 con il diploma Decet nos dona finalmente l'approvazione alla Congregazione eremitica di S. Francesco d'Assisi, ponendola alle dirette dipendenze della S. Sede. Sisto IV, poi, nel 1474 l'approva definitivamente con la costituzione Sedes apostolica.
L'approvazione del movimento eremitico di Paola dà un impulso nuovo e crea una svolta nella vita di Francesco.

Primi Monasteri al di fuori di Paola

La fama della sua santità si è diffusa in tutto il regno di Napoli. La gente non si limita più ad andare a Paola, adesso invita Francesco a recarsi nei loro paesi per fondarvi nuovi romitori. Cominciano così i viaggi dell'Eremita per la Calabria: a Paterno Calabro, a Spezzano, a Corigliano, ove fonda altri romitori che sono abitati dai suoi seguaci.
Si ripetono dovunque va l'entusiasmo e la collaborazione della gente, i miracoli a beneficio di malati e di bisognosi in genere, l'opera sociale e religiosa, l'apostolato di conversione.
Ma, dopo i conventi della Calabria, S. Francesco per rispondere alle richieste della gente di Milazzo, si reca in Sicilia. Nel viaggio è accolto sempre dalla gente con grande entusiasmo e gioia. Egli passa benedicendo e richiamando la gente a vivere con fedeltà la vita cristiana.
Tutti ammirano il suo tenore di vita: povertà, preghiera profonda, digiuni e astinenza, semplicità e umiltà, fermezza, delicatezza di animo, accoglienza e grande disponibilità. Colpisce tutto, soprattutto il suo volto, dal quale traspare l'intima unione con Dio. Di lui, poi, dopo morte scriveranno: o pregava o dava l'impressione dell'orante.
Non mancano neanche i prodigi come la moltiplicazione dei pani al passo di Borrello, e, soprattutto il passaggio dello stretto di Messina sul suo mantello dalla sponda di Catona fino a Messina. Il barcaiolo gli aveva chiesto denaro per il traghettamento. S. Francesco rispose che non ne aveva; al rifiuto del barcaiolo di imbarcarlo sulla sua barca, l'Eremita stende il mantello sul mare, sale lui e il frate che lo accompagna e via, verso Messina, dove è accolto dall'entusiasmo della gente, che si era raccolta sulla riva del mare, vedendo da lontano il prodigio dell'insolita imbarcazione.
Ma i prodigi non finiscono; sulla strada verso Milazzo fa tornare in vita un uomo che era stato impiccato e a Milazzo si moltiplicano i miracoli durante la costruzione della chiesa e del romitorio.

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